Nei dintorni di Cappadocia






Nei dintorni di Cappadocia
Ho bisogno di riempire di verde i miei occhi.
Scelgo questa foto per saturare la mia vista e tornare con la memoria a quel momento esatto in cui il mio presente era dilatato intorno alla mia intera esistenza e mi abbracciava dolcemente . Senza passato e senza futuro eppure con tutte le conseguenze di entrambi compenetrate nel mio respiro. Quanto vorrei saper scrivere poesie per esprimere tutto questo!
Intanto sto qui e lì fino a quando non sentirò più i confini delle mie percezioni.
Il solito cammino muta continuamente, si arricchisce dei passi compiuti negli anni.
Gli alberi diventano sempre più familiari e mi sento al sicuro sempre di più.
Silvoterapia? Non li abbraccio, no. Semplicemente cerco l’armonia uomo-natura.
Quanti oggetti sfuggono alla mia attenzione?
Oggi uno di meno. Uno specchio posto in una collocazione insolita mi rimanda l’immagine della calma autunnale, uguale a se stessa mentre l’umanità impazzisce.
Amore no,
non posso restare
a guardare te
che disperdi la mia linfa vitale.
Non ho radici.
Lo sapevi?
Amore no,
non sarà facile abbandonare
l’illusione d’amore.
Io scelgo la verità.
Amore no,
no, no, no.
Lo sguardo si muove lentamente come fosse una carezza da destra a sinistra e poi indietro fino al centro per poi scendere ammaliato dalle sfumature più chiare. Prosegue tornando verso l’alto per allargarsi e confondersi con la foschia che si sta dissolvendo. Lo sguardo danza a dispetto della immobilità a cui sono costretta.
25 aprile. Festa della Liberazione. Sempre.
Nessuno può dire… Tana, libera tutti! Non è un gioco o forse si.
Essere accolti da una scultura di Igor Mitoraj è un ottimo inizio.
E io l’ho osservata a lungo perché Mitoraj mi emoziona.
Mi guardo intorno ed è tutto piacevole ma da subito sono stata attratta dai cipressi secolari disposti in cerchio dietro le vasche.
Gli alberi sono opere d’arte viventi.
E ne ho trovato un altro, eccezionale.
E me ne sono innamorata.
Per info serie su Villa d’Este di Tivoli consultate Wikipedia, grazie.
Grazie ad Ilaria che mi ha invitata a visitare questo luogo dove ritornare insieme al bellissimo Tobi che vi presento subito
Quei due alberi stanno lì nel mezzo del fragore delle cascate a godere del sole. Affaticati viandanti li possono osservare dall’alto e poi dal basso senza poterli toccare. Hanno catturato la mia attenzione quasi più del fico che sta poco più su.
Avrei voluto nascondermi tra i suoi rami a godere del fresco che arriva dalla grotta di Nettuno lì sulla sinistra.
Ho incontrato figure scolpite dal tempo scoprendo di potermi innamorare molte volte in un’ora
Ho visto forme morbide addomesticate dall’acqua
e un imprevedibile pezzo d’arte degno di un museo d’arte contemporanea
Il giardino impossibile.
Ero al ParcoVilla Gregoriana di Tivoli ieri e questo è parte di ciò che visto. In rete troverete facilmente foto più descrittive e accurate delle mie e vi invito a cercarle.
È un percorso straordinario gestito dal FAI.
Torno presto, è una promessa.