di Arundhathi Subramaniam
Casa
Dammi una casa
che non sia mia,
dove possa entrare e uscire dalle stanze
senza lasciar traccia,
senza mai preoccuparmi dell’idraulico,
del colore delle tende,
della cacofonia dei libri vicino al letto.
Una casa leggera da indossare,
in cui le stanze non siano intasate
delle conversazioni di ieri,
dove l’ego non si gonfia
a riempire gli interstizi.
Una casa come questo corpo,
così aliena quando provo a farne parte,
così ospitale
quando decido che sono solo in visita.
————–
HOME
Give me a home
that isn’t mine,
where I can sleep in and out of the rooms
without a trace,
never worrying about the plumbing,
the colour of the curtains,
the cacophony of books by the bedside.
A home that I can wear lightly,
where the rooms aren’t clogged
with yesterday’s conversations,
where the self doesen’t bloat
to fill in the crevices.
A home, like this body,
so alien when I try to belong,
so hospitable
when I decide I’m just visiting.
da L’india dell’anima. Antologia di poesia femminile indiana contemporanea in lingua inglese.
A cura di Andrea Sirotti.
Casa editrice Le Lettere
È una poesia molto bella. Di solito non mi piacciono, sono accozzaglie di parole.
Questa non lo è.
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Scelta approvata. 🙂 . La bellezza va scovata, cercata senza soffermarsi sulla bruttezza che inevitabilmente si incontra. Poi ci si può fermare a contemplarla.
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Corretto:-)
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Da quanto tempo non ti sorrido?? Ti faccio anche una carezza.
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Da tanto tempo.
Però hai mani di velluto, ma che dico?
Sono petali di rosa.
Dove passano, lasciano profumo di primavera, accendono fuochi sopiti..
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